“Dolor y Gloria” presentato al 72° Festival di Cannes

Presentato al 72° Festival del Cinema di Cannes, “Dolor y Gloria” è stato accolto come il film di consacrazione di Pedro Almodóvar e, per alcuni, l’opera del regista spagnolo, destinata a rimanere la più grande. È un  film potente, profondo ed esistenziale. I cenni autobiografici sono evidenti: Salvador Mallo (Antonio Banderas) è Almodóvar e attraverso le parole del protagonista, l’eccentricità dello stile, in questo caso relegata per lo più a una sequenza grafica e animata.

Almodóvar ripercorre figurativamente il cinema del suo passato, dai film dell’infanzia a quelli da lui stesso realizzati; cerca di trarne la forza e la motivazione per tornare dietro la macchina da presa al massimo delle sue capacità, regalando contemporaneamente allo spettatore una forte esperienza empatica, oltre che un pezzo di sé. La sua regia è  dettagliata in senso letterale. È in grado di creare la sensazione dolceamara del ricordo, ma traccia anche con decisione le emozioni del presente e soprattutto lo stato d’animo  malinconisco del protagonista, quel bisogno  di trovare nuove scuse al proprio malessere fino a quando la vita stessa irrompe nel dolore non lasciando alcuna alternativa, se non quella di reagire. La sceneggiatura, di Almódovar stesso, è coerente e complessa. Gli ottimi incastri temporali riescono a non distrarre lo spettatore dalla storia, pur essendo chiaro, a posteriori, che si tratta di flashforward e non flashback . Il rivelatorio twist finale, oltre a essere probabilmente il momento  piu’ importante dell’intero film,  perche’ spiega  il senso ultimo della rinascita. Poche parole rimangono da aggiungere all’interpretazione di Banderas, meritatamente premiato come miglior attore a Cannes. Il dolore a cui dà corpo e volto sembra già appartenergli, cosi’ come l’interepretazione di Penolpe Cruz nel ruolo della madre del protagonista. È ancora presto per stabilire se Dolor y Gloria rappresenta il grandioso colpo di coda o l’inizio di un nuovo capitolo, creativo e personale, per Almodóvar, probabilmente è il film che egli stesso non riuscirà mai a eguagliare e ripetere, già questo lo rende indimenticabile.

Carla Guida